Il “patient delay” è un problema affrontato da quasi un secolo, essendo stato introdotto nel 1938 da Pack e Gallo, e rappresenta il tempo intercorso tra la comparsa dei primi sintomi (e dei primi segni, aggiungo), e la richiesta di consulto medico da parte del paziente. Mediamente è stato stimato in 3 mesi, e soggiace tfortemente ad influenze culturali ed ambientali. Innumerevoli studi, in questi 84 anni, hanno esaminato l’impatto che il “patient delay” ha a livello di diagnosi precoce oncologica. Nel caso specifico del Carcinoma Squamocellulare del Cavo Orale (OSCC), a dispetto del fatto che questo tipo di tumore insorge in una area facilmente visibile ed esaminabile quale è la bocca, il ritardo diagnostico è tuttora (anno 2023!) cospicuo, tanto che la percentuale di soppravvivenza a 5 Anni non è migliorata sensibilmente negli ultimi decenni, ed a dispetto del costante miglioramento dei mezzi terapeutici (chirurgia, radioterapia, chemioterapia, ed ora anche immunoterapia) non supera (a sec degli studi e della aree) il 50%. Valore drammaticamente basso. Ovviamente la prognosi dell’OSCC è determinata anche dall’istotipo e dalla sede, ma il fattore TNM, che include (T) e quindi la dimensione del tumore al momento della diagnosi, influisce pesantemente sia sulla sopravvivenza che sulla invasività delle cure necessarie. Questo caso clinico è giunto alla mia osservazione ieri, al termine della mia consueta giornata di Patologia Orale del lunedì (8:30-19:30). Non avrei voluto chiuderla con un caso così paradigmatico: paziente di 60 anni, fumatrice da sempre, presenta nel 2021 una lesione trigonale “bruciata” (riporto testualmente) dal curante senza alcuna indagine istologica (!!!).

 

Lesione verrucosa trigonale del trigono, bilobata, con ulcera centrale. In attesa di esame istopatologico.

Nel 2022 la lesione cresce fino alle dimensioni attuali (ca 4 cm), e dal trigono si estende ora al palato molle ed alla mucosa geniena omolaterale. Alla condotta omissiva e colpevole da parte del “curante” del 2021, si aggiunge un evidente incredibile “patien delay” di quasi due anni. Il che fa capire quanta stada vi sia ancora da percorrere in tema di prevenzione secondaria, non solo tra i colleghi ma anche tra la popolazione.